Helgoland e/è Venezia

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“Il mondo dei quanti è più tenue di quello immaginato dalla vecchia fisica, è fatto solo di interazioni, accadimenti, eventi discontinui, senza permanenza. È un mondo con una trama rada, come un merletto di Burano. Ogni interazione è un evento, e sono questi eventi lievi ed effimeri che costituiscono la realtà, non i pesanti oggetti carichi di proprietà assolute che la nostra filosofia poneva a supporto di questi eventi.

 

La vita di un elettrone non è una linea dello spazio: è un punteggiato manifestarsi di eventi, uno qui e uno là, quando interagisce con qualcosa d’altro. Eventi puntiformi, discontinui, probabilistici, relativi.”

 

Il Rovelli può ora mettersi un po’ a riposare sul comodino, così anch’io cerco di dormire.

 

Gli operai comunali che stanno ristrutturando la calle sotto la finestra, però, loro non possono ancora dormire, e i lavori disturbano anche me. Fa niente, mi rigiro un po’ nel letto…

 

Guardo l’ora, sono le 3 e 47, mi giro verso la porta di vetro, verso quel bellissimo balconcino che dà sul mare. Per un attimo, una visione mistica: una lucina rossa pulsa nel cielo, muovendosi di qua e di là. Mi ero scordata di come apparissero gli aerei di notte, quel fioco lampeggiare che non si lascia catturare, che porta persone e cose da una parte all’altra del mondo. Un po’, mi ricorda le lucciole, che quando l’estate inizia, si svegliano insieme a lei e punteggiano il giardino serale, lo trasformano in un quadro di Seurat. Come gli elettroni, anche le lucciole si manifestano all’osservatore incantato in brevi fasci di fotoni, che come vengono scompaiono, lasciando l’incertezza del tragitto seguito e alimentando la fantasia sulla prossima apparizione: dove potrò rivedere la mia lucciola?


Come la trama della materia fisica, anche la tempera del pittore mi lascia intravedere una realtà solo quando il colore incontra il foglio. È l’interazione tra la tela, il pigmento e la luce che vedo, e che piano piano lascia comparire la donna con l’ombrello, la Senna e quel cagnolino un po’ agitato in mezzo al prato.

 

 

Nel libro si parla di mare in tempesta, di isole, di noi e di stelle. Che bello “Helgoland”, letto a Venezia. Sento un po’ la passione ventenne di Heisenberg, sdraiata qui. 

Foto scattata a Burano, l'inverno scorso. In basso a destra è disegnata Venezia. Al centro, sotto la porta, si legge: "Benvenuti a Burano, l'isola dove si infrangono i colori dell'arcobaleno".