Come si fa a ringraziare una città? Con le persone, parole o gesti – i pensieri non sembrano bastare: nessuna certezza di ritiro (anzi, molto probabile, il fallimento). Ma, con la città che ho di fronte, che lingua posso parlare? Dove far risuonare la mia voce grata? A quali occhi mostrare i miei pensieri? Mi vedrà, forse, gettare petali preziosi nel suo lago? E se, piuttosto, dipingessi scene interiori nei suoi luoghi, perché anche altri se ne innamorino? Se volessi provare ad incontrarla, dove evocarla?
Mi immagino, frenetica, nel tentativo di stringere la mano ad ogni passante. Mi vedo assorta, sonata dopo sonata, attraversare le sue vie e i suoi musei, a cantarle il mondo che ne ho costruito.
Lacrime si scorgono dal vetro buio del taxi – ecco, i luoghi più intensi. C’è Les Philosophes, il Parc des Bastions, Place de Neuve. Ma tutto splende – con Sergio, saluto addirittura quel castello dolce-amaro che è la Manor, e Pâquis. Sontuoso, incompreso, in disparte, lo Jet d’eau osserva i miei pensieri, aiuta a ricordare e a fissare il mio cammino. Statue di leoni e grifoni hanno ascoltato l’amicizia con Marie.
Le montagne, dall’orizzonte, abbracciano i miei amori. Le mie idee si appiccicano alle mura simil-parigine. Sulle ruote – non a piedi, oramai – le attraverso. Scorgo la domenicale Santa Margherita, vicino ad Eaux-Vives e le piccole spiagge ridenti. La dolce casa rosa mi saluta, lascio lì piccoli pezzi di me, distribuiti a chi mi ha regalato i suoi sogni. Carouge non è qui vicina, ma la ricordo – aria d’Italia. Sono le aule e il Dipartimento che avrei voluto salutare in altro modo – un invito a tornare?
Porto nel cuore il blu del lago, le onde mi si muovono dentro e spostano corpo, pensieri e mondi. Tornata, riandata, nei caffè che berrò toccherò i colori dei discorsi che più ho compreso. Nelle nuvole di altri cieli ascolterò la bellissima tristezza dei momenti più invernali. Nel verde vedrò le sue iridi profonde, sognando di potermici tuffare, i grandi parchi, la speranza del futuro.
Cara Ginevra, l’augurio è che i tuoi occhi si riempiano del rosso che da Plainpalais si riflette sulle mura e nei bicchieri del Cafè du Rond Point. Sei plurima, vivente, decisa, un po’ puttana, sei sfizio e superficie, ma in estate sei ghiaccio sciolto e canzoni trasparenti risonanti nella Vieille Ville.
Ti tengo con me, dentro a Cafè Suisse e altri luoghi di sosta e in tutte le membra di te che rincroceranno la mia strada.
Au revoir!